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La cattiva e la buona scuola italiana

Oggi vogliamo tornare a parlare di scuola. E lo facciamo dopo il terremoto mediatico scatenato la scorsa domenica dalla trasmissione “Presa Diretta” (Rai 3 domenica ore 21:45).

Il titolo della puntata andata in onda, “La nostra scuola”, faceva già presagire che l’inchiesta di Riccardo Iacona e dei suo giornalisti avrebbe scoperchiato un vaso di Pandora ormai esorbitante (per chi non avesse visto la puntata, ecco il link: http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-b2f6d908-a308-4af1-a2f5-78c6812d86f7.html#p=0 ).

Come prevedibile, durante la puntata sono emerse tutte le falle dell’Istruzione Pubblica che da tempo noi cittadini italiani, aldilà del fatto di essere genitori oppure no, conosciamo. In primis la mancanza di soldi, che rende così il famoso “contributo volontario”, da versare al momento dell’iscrizione, obbligatorio. Spendiamo due parole a riguardo. L’antologia mediatica è piena di servizi, indagini, che evidenziano questo tipo di disagio. Il problema non è tanto il fatto di contribuire economicamente ed aiutare così la scuola del proprio figlio o dei propri figli. Il problema si manifesta quando la quota raggiunge cifre importanti (dai 150 fino anche 300 euro), quando i figli sono numerosi e il fatto di non potersi permettere di pagare un tributo così elevato pregiudica l’iscrizione o l’istruzione dello studente. Eppure, nonostante la problematica sia stata sottolineata pubblicamente molte volte, pare che le istituzioni non abbiano preso provvedimenti nei confronti delle scuole e delle relative dirigenze scolastiche impertinenti. Sarà forse perché lo stesso Stato è debitore nei confronti della Scuola Pubblica di ben 580 milioni di euro?

Ma proseguiamo con le magagne. Sovraffollamento delle aule, assenza di strumentazioni basilari (in alcuni casi mancano i termosifoni), mancanza di insegnanti, seri deficit di sicurezza degli edifici (con casi, purtroppo, di cronaca nera), ritardi nell’aggiornamento tecnologico (sia nelle attrezzature che nella preparazione dei docenti)  e spesso un arretrato percorso didattico che non tiene conto di nuove esigenze conoscitive che privilegiano maggiormente ulteriori lingue straniere e competenze prettamente tecnologiche e informatiche.

Insomma, una situazione più che disastrosa e che fa sembrare il notevole impegno del Governo e del suo progetto di riforma “La Buona Scuola” una mera chimera. Pare quindi che, ben prima di parlare di informatizzazione della Scuola Pubblica italiana, ci sia un’urgente necessità di sistemare le fondamenta della stessa, come tra l’altro ha ribadito un organismo ben più importante della trasmissione di Rai 3. Se infatti il Governo si è scagliato subito contro l’indagine di “Presa Diretta”, tacciandola di avere fornito una versione a senso unico e rispondendo per le rime sui social networks, nulla ha avuto a ridire contro l’Ocse, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, che lunedì stesso ha bacchettato la scuola italiana definendola inefficiente e con una spesa ben al di sotto della media europea.

Ma non vogliamo fare di tutta l’erba un fascio e vogliamo portarvi come esempio tre istituti, a dimostrazione del fatto che la “buona” scuola, quella vera, esiste. Parliamo dell’Istituto Statale d’Istruzione Superiore “F. Gonzaga” di Castiglione delle Stiviere, dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Giovanni Falcone” di Asola e dell’Istituto Superiore “Ettore Sanfelice” di Viadana, tutti in provincia di Mantova. Le dirigenze scolastiche di questi tre istituti hanno deciso di avvicinare le rispettive scuole al mondo della tecnologia attraverso l’installazione di infrastrutture di rete fissa e rete wireless interna in modo da consentire agli studenti di collegarsi tramite dispositivi portatili, come tablet, e usufruire così di contenuti multimediali. Il tutto ovviamente made by ITS.

E voi? Cosa ne pensate della scuola italiana di oggi?

Il team ITS

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