Da un paio d’anni si fa un gran bel parlare si stampanti 3D, che per la cronaca sono stampanti capaci di impilare strati di uno speciale polimero plastico uno sopra l’altro per ottenere figure tridimesionali. Seguendo quello che è il logico iter delle nuove tecnologie qualche produttore sta lanciando i primi modelli per uso domestico, via via sempre più accessibili.
Recentemente abbiamo parlato di un progetto che è possibile anche “stamparsi” tridimensionalmente a casa, tuttavia la domanda che ci si sta ponendo è quella sulla sicurezza, ovvero, le stampanti 3D sono nocive?
Uno studio effettuato dai ricercatori dell’Illinois Institute of Technology ha evidenziato un aspetto che nessuno ha mai preso troppo in considerazione per ora: durante il processo di stampa vengono emesse nell’aria particelle di materiale che possono essere dannose per la salute, e a differenza delle stampanti industriali, le stampanti 3D domestiche non includono accessori che filtrano queste emissioni senza considerare che una abitazione difficilmente ha un sistema di ventilazione paragonabile ad uno industriale.
Il pericolo deriva dalla creazione di polveri sottili generate dall’alta temperatura necessaria al processo di stampa, un problema oggettivo che potrebbe rallentare (fermare nel caso più grave) questa crescente euforia da stampa 3D; ovviamente i produttori avranno tutto l’interesse a rimediare alla situazione e non si deve certo escludere l’arrivo di qualche nuova tecnologia di stampa 3D.
Dalla stampante ad aghi a quella laser l’evoluzione è stata palese e tutto sommato veloce, ci sta che un domani si stampi 3D non fondendo materie plastiche ma magari risequenziando molecole (cit Star Trek).